Sbaglia chi legge le recenti elezioni di metà mandato negli Stati Uniti come la garanzia di una riscossa dei Democratici in vista della corsa del 2020 per la Casa Bianca.
Sbaglia chi interpreta le elezioni nazionali che due anni fa hanno portato alla Presidenza il Repubblicano Donald Trump come l'inizio di un'inesorabile svolta autoritaria e razzista del Paese.
Sbaglia, soprattutto, chi crede che l'America stia attraversando una nuova guerra civile strisciante.
A sostenerlo è Morris Fiorina, decano dei politologi mondiali con cattedra all'Università di Stanford, in California, che a LUISS Open illustra numeri, dati e ipotesi che rischiano di mandare in tilt il commentatore medio di politica americana.
"Si prenda il tema dell'immigrazione – dice a margine di una lezione tenuta all'università LUISS di Roma, ospite del collega e direttore del CISE Roberto D'Alimonte – È difficile sostenere che gli Americani siano ostili agli immigrati. La maggior parte di loro è contraria all'idea di costruire un muro al confine col Messico, ritiene che l'immigrazione faccia più bene che male al Paese ed è favorevole alla predisposizione di un qualche percorso che consenta di passare gradualmente dalla clandestinità alla cittadinanza. Allo stesso tempo, però, solo un quarto degli Americani sostiene che nel Paese ci vogliano ancora più immigrati, circa la metà è contraria alle città-santuario che schermano gli immigrati illegali dalle leggi federali, più della metà preferirebbe una maggiore enfasi sull'immigrazione qualificata, il 70% ritiene che gli arrivi illegali dal Messico siano un problema serio. Nell'opinione pubblica, dunque, molte posizioni dei Repubblicani sull'immigrazione sono minoritarie, così come lo sono anche molte posizioni dei Democratici. Non esiste però un partito politico che metta assieme i punti su cui concordano significative maggioranze degli elettori".
Per dimostrare che l'America non è ideologicamente dilaniata come potrebbe apparire da certe cronache, Fiorina osserva prima di tutto che dagli anni 70 a oggi "non è diminuito il numero di elettori che si definisce 'moderato' o 'di centro'". Inoltre, "quando guardiamo a temi specifici, inclusi quelli molto divisivi in America tipo l'aborto, la grande maggioranza dei cittadini è saldamente e costantemente a favore di posizioni intermedie, a metà tra quelle più estreme propugnate da liberal e conservatori".