Un tempo, l'esser anziani era un merito e comunque fonte di saggezza. Dai tempi della contestazione e delle canzoni di protesta, le cose si son ribaltate. Un tempo, la ponderazione pacata era un merito; ora, al contrario, il merito sta spesso nell'essere veloci. Quanto più veloci, tanto meglio.
Per realizzare quest'obiettivo nessun prezzo è eccessivo: la contrazione dei ragionamenti è cosa buona e giusta; l'andamento sincopato nello sviluppo del pensiero, specie se irregolare, è creatività.
Forse, potrebbe esser opportuno rallentare il vorticoso pensiero nella società contemporanea: si tende a vivere senza il senso del tempo e, quindi, senza il senso della misura. Non a caso l'assenza del limite è il formale della contemporaneità.
In forza di una convenzionale sinteticità comunicativa Donald Trump è di destra; mentre il pensiero liberal, politicamente corretto, è di sinistra. Verifichiamo (partendo dall'ipotesi che le definizioni "destra" e "sinistra" abbiano ancora un significato, al di là della mera segnaletica stradale).
In queste righe non si intende sottolineare gli effetti dirompenti di Donald Trump. Bensì, si mira a riflettere, senza pregiudizi, sui contenuti. Che egli abbia devastato le categorie tradizionali della politica – e le modalità di comunicazione – è evidente. Come pure evidente è la crisi profonda nel partito democratico alla ricerca di contenuti da contrapporre (oltre ai "no" aprioristici a Trump; a qualche discorso universitario di Obama e al recente libro della 'vecchia' gloria del giornalismo, B. Woodward).
Trump può [non] piacere, ma il nodo è altrove. La sua politica spregiudicata persegue lucidamente obiettivi precisi, condivisibili [o non] che siano. Punto di partenza di una riflessione che voglia essere realistica risiede nel fatto che una base consistente del suo elettorato è costituita dalla "classe operaia", tradizionale bacino elettorale dei Democratici.
E le scelte di politica economica, finanziaria e legislativa del biennio trumpiano hanno esplicitamente mirato a tutelare quel blocco elettorale, che, a sua volta, apprezza e ringrazia.