La globalizzazione economica non gode di buona stampa come dieci anni fa, complice la crisi scoppiata nel 2008 e le sue conseguenze; ed ha in parte mutato nel frattempo rotte, modalità e protagonisti.
Tuttavia, pur con le oscillazioni fisiologiche nel capitalismo finanziario, il grado di internazionalizzazione dell'economia mondiale è molto elevato in prospettiva storica, e dalla globalizzazione dipendono le sorti dei player come testimoniano tra l'altro gli utili e le quotazioni di molte multinazionali oppure il record di esportazioni dell'industria italiana lo scorso anno.
Non c'è dubbio, quindi, che il futuro economico del Mezzogiorno passi anche da una migliore partecipazione al sistema degli scambi internazionali.
Se è vero che le regioni meridionali hanno mantenuto una buona crescita delle esportazioni (più 8,5 percento) anche in un periodo di rallentamento della dinamica del commercio mondiale come è stato il 2016, il che indica le potenziali capacità competitive dell'area, il sostegno all'internazionalizzazione è elemento chiave per rilanciare la competitività delle imprese del Mezzogiorno a fronte della zavorra di una domanda interna debole.
Nel contesto meridionale, il miglioramento delle infrastrutture materiali e immateriali e delle condizioni per l'accesso delle imprese ai mercati esteri (oltre che del Nord Italia) non possono che procedere di pari passo: ciascun elemento da solo non garantisce un futuro per le produzioni del Sud.