L'Italia è un Paese dotato di risparmi cospicui. Le sue famiglie dispongono di una ricchezza netta di un valore pari all'incirca a 10mila miliardi di euro e di asset finanziari per oltre 4mila miliardi di euro. Ciò vuol dire che, in via di principio, il debito nazionale – che ammonta a poco più di 2mila miliardi di euro – potrebbe essere assorbito dagli stessi cittadini italiani. Inoltre il Paese, ormai da alcuni anni, ha un significativo avanzo delle partite correnti, nell'ordine del 3% del Pil, il che indica un surplus di risparmi domestici prolungato nel tempo.
L'idea, spesso ripetuta, che il debito italiano sia principalmente domestico, dunque, sembra plausibile di primo acchito. Tuttavia un'analisi più attenta dei dati rivela la necessità di compiere almeno due importanti precisazioni.
Le famiglie italiane non sono così "golose" di Btp
Prima di tutto, le famiglie italiane possiedono direttamente una quota molto piccola del debito pubblico. Le diverse fonti statistiche concordano sul fatto che le famiglie detengono titoli in maniera diretta per un valore di circa 100 miliardi di euro, cioè solo il 5% del debito pubblico che complessivamente ammonta a 2.250 miliardi.
La spiegazione è semplice: tanta parte del debito è piuttosto nelle mani di intermediari finanziari italiani (banche, società d’assicurazione, fondi di investimento, eccetera), i cui clienti sono le famiglie italiane.
Quando lo scorso novembre il governo tentò di "aggirare" i mercati con un'emissione di titoli speciale dedicata alle famiglie, scoprì presto quanto sia difficile cambiare rapidamente questa tendenza. L'appello alle famiglie ad acquistare una quota importante del debito è caduto nel vuoto.
Un'altra conseguenza di questo dominio degli intermediari finanziari è che gli Italiani leggono e ascoltano le notizie sui tassi d'interesse e sui premi per il rischio che vanno su e giù, tuttavia non percepiscono direttamente le implicazioni che ciò ha per la loro situazione finanziaria.
Per intenderci, il governo potrà pure rasserenare l'opinione pubblica sul fatto che le obbligazioni e i depositi bancari sono sicuri, ma vista l'esposizione delle banche rispetto al debito sovrano è evidente che qualsiasi default dello Stato dovrà comportare perdite anche per i clienti degli istituti di credito.