Fino alla fine del XX secolo, i mercati finanziari erano immersi in un ambiente fatto di grida d'ogni genere. Poi, in meno di un quarto di secolo, il silenzio si è imposto: gli umani furono rimpiazzati dalle macchine.
All'inizio degli anni Ottanta, alla Borsa di Parigi, la vendita e l'acquisto di azioni avveniva alla Corbeille, uno spazio in parquet recintato con balaustre, attorno a cui stavano gli agenti di cambio incaricati di eseguire gli ordini dei clienti.
A quel tempo la Borsa era monopolizzata da questi intermediari riuniti nella Compagnia degli agenti di cambio, senza i quali nessuna banca avrebbe potuto investire: gli agenti, infatti, erano i soli abilitati dallo Stato a gestire gli ordini.
Controllando il mercato, gli agenti di cambio erano mal visti dal mondo della finanza (ovvero dalle banche), perché negoziavano tra loro e con una certa opacità, senza parlare poi della connivenza interna.
Il mestiere dell'agente di cambio si trasmetteva per via ereditaria, di padre in figlio: un meccanismo «ancestrale». Ogni giorno di apertura della Borsa, gli agenti seguivano sempre la stessa routine. Dalle 9 alle 12 raccoglievano gli ordini dei clienti, che arrivavano nei loro uffici tramite corriere o telefono.
A mezzogiorno si ritrovavano sul parquet di Palais Brongniart con tutti gli ordini e, verso le 12.30, un ufficiale di polizia apriva formalmente la seduta di borsa. Tutti si mettevano a gridare.