Il contributo culturale dato da Luigi Einaudi al progetto europeista viene spesso trascurato, perché capita agli eredi di non conoscere le ragioni che stanno dietro il lascito ricevuto dalle precedenti generazioni.
Viviamo inoltre in un momento in cui forze dichiaratamente antieuropeiste e la confusa situazione britannica alimentano una narrazione regressiva della dinamica economica e sociale. Ecco allora che la rilettura delle pagine einaudiane potrebbe aiutarci a comprendere quali siano stati i problemi del passato e quali possano essere i veri problemi di oggi.
Il federalismo di Einaudi ha abbracciato un lungo arco temporale. Egli stesso ha autobiograficamente rammentato le circostanze in cui è maturato il suo primo scritto di ispirazione europeista. A seguito della guerra dichiarata nel 1897 dalla Grecia all'impero Ottomano, per il possesso di Creta, le flotte unite di Inghilterra, Francia, Russia, Italia, Germania e Austria erano subito intervenute per porre fine all'occupazione greca dell'isola.
Il che aveva offerto l'occasione al grande giornalista britannico William T. Stead, poi morto nell'affondamento del Titanic, di «scrivere una biografia immaginaria degli Stati Uniti d'Europa e a me, probabilmente prima di altri in Italia», ha ricordato lo stesso Einaudi, «di dire che ormai il diritto di pace e di guerra si era ristretto alle sei maggiori potenze».
Il richiamo autobiografico è a un articolo apparso su "La Stampa", esattamente nel 1897, in cui si trova fra l'altro la seguente affermazione: «la nascita della federazione europea non sarà meno gloriosa solo perché nata dal timore e dalla sfiducia reciproca e non invece dall'amore fraterno e dagli ideali umanitari».