Viviamo in un mondo dominato dagli algoritmi, e gli algoritmi regolano oramai, spesso anche a nostra insaputa, molte delle nostre azioni quotidiane. La mattina il nostro telefonino ci dice quanto tempo impiegheremo per raggiungere l'ufficio, ci suggerisce di partire prima in caso di traffico, consigliandoci anche percorsi alternativi e chiedendoci se desideriamo attivare il navigatore satellitare. Strano. Noi non abbiamo mai detto al nostro telefonino dove abitiamo o dove si trova il nostro luogo di lavoro. In qualche altra occasione, il telefonino sembra sapere molte altre cose di noi, tanto da suggerirci qualche evento a cui potremmo essere sinceramente interessati, come ad esempio il risultato della partita di calcio della nostra squadra del cuore, oppure la visita dei luoghi più fotografati nelle vicinanze del luogo in cui ci troviamo.
Nessuno di noi ama ricevere pubblicità, ma se navighiamo sul web, o utilizziamo qualche app su un dispositivo mobile, non riusciamo proprio a farne a meno. E la pubblicità che riceviamo spesso è attentamente profilata su di noi e sui nostri comportamenti. Anche se il mio giovane collega Fabio ed io leggiamo lo stesso quotidiano online, Fabio riceve pubblicità relative ad automobili sportive, mentre io ricevo pubblicità relative a station wagon o al massimo SUV. Gli algoritmi sono spietati e si accorgono che non hai più l’età per una macchina sportiva. Molte delle nostre relazioni sociali e professionali si svolgono sui social network, come Facebook, Twitter o LinkedIn. Ancora una volta, i social network utilizzano algoritmi molto sofisticati per decidere cosa farci vedere nei loro news feed, in base a quello che sanno di noi. Anche Amazon o Netflix ci suggeriscono libri, film o altri oggetti che potrebbero piacerci, e molto spesso conoscono i nostri gusti molto meglio dei nostri vecchi amici.
Ma che cos'è esattamente un algoritmo? Il termine deriva dal nome del matematico persiano Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, nato nel 780 circa e autore di numerosi trattati scientifici. Un libro di al-Khwārizmī, tradotto in latino molti anni dopo, cominciava con le parole "Dixit Algorithmi". Il nome dell'autore era stato evidentemente latinizzato, e da qui ebbe origine il termine algoritmo. Intuitivamente, un algoritmo è un insieme di istruzioni, definite passo per passo, in modo tale da poter essere eseguite meccanicamente, e tali da produrre un determinate risultato. Gli algoritmi non sono ristretti soltanto all'informatica, e sono esistiti da molto tempo, ancor prima che si coniasse un termine speciale per indicarli. In un certo senso, anche una ricetta di cucina è un algoritmo. Ci dice quali sono gli ingredienti necessari per preparare un determinato piatto, e quali passi seguire nella sua preparazione. Uno degli algoritmi più antichi è l'algoritmo di Euclide, che abbiamo probabilmente imparato a scuola, e che serve a calcolare il massimo comun divisore tra due numeri interi. Gli algoritmi di oggi sono molto più sofisticati di una ricetta di cucina o dell'algoritmo di Euclide, ma si basano tendenzialmente sugli stessi principi.