Che cosa succede nel nostro sistema di valori e nei nostri sentimenti quando accade un evento impressionante come l'incendio di Notre Dame? Sull'impressione non si possono avere dubbi. Le poche voci discordi hanno osservato che, tutto sommato, si tratta di un'entità inanimata: ci sono vite umane che si perdono, e in gran numero, tutti i giorni in questo mondo – le reazioni sono minori, o meno accese. Eppure, anche costoro – solo per il fatto di esprimere quest'idea controcorrente proprio adesso – mostrano almeno implicitamente di partecipare al generale clima di emozione.
Ma i più lamentano la perdita irreparabile (o comunque molto difficilmente riparabile). Il pathos delle reazioni induce a pensare che la questione non sia solo storica o estetica. Le fiamme di Notre Dame infliggono una perdita morale. Ma che cosa abbiamo perso esattamente? Abbiamo perso l'identità europea, o occidentale, come hanno detto alcuni? Abbiamo perso un prodotto insostituibile dello spirito umano? È svanita una cosa d'immensa bellezza? È perita una testimonianza storica di un passato che non può ritornare, e ha un valore proprio perché irrecuperabile?
Queste risposte potrebbero essere tutte vere. Ma esse hanno conseguenze e significati diversi. E per capire la radice delle nostre emozioni di fronte alle fiamme sopra la guglia della cattedrale, per comprendere da che cosa nasce il nostro senso di perdita, e se esso sia veramente ben fondato, bisogna dipanare queste conseguenze e significati. Bisogna articolare un'etica del patrimonio culturale. Bisogna capire su che cosa si fonda il sentimento che quella di Notre Dame sia stata una perdita irreparabile – che la cattedrale, per come si è conservata fino a prima dell'incendio, sia insostituibile.
Peraltro, riflettere su questi temi non è di poca importanza. Accadimenti come quello di Notre Dame mettono evidentemente in questione il nostro rapporto col passato – col nostro passato di europei e occidentali, col nostro passato di singoli individui che sono tutti, più o meno, andati a Parigi e hanno visto Notre Dame, col passato altrui, di chi crede in altri simboli. E il rapporto col passato colora il senso della nostra identità e del nostro presente. Una consapevolezza maggiore di quel che si agita sotto il nostro smarrimento forse aiuterebbe a non buttarla sempre e troppo semplicemente in battaglia ideologica, agitando lo spettro della contrapposizione con l’Altro.