Luiss Open: Secondo Éric Sadin il nuovo mondo digitale dell'AI ci impone di restare umani

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image-10 Maggio 2019 - 1:06pm

Quello che caratterizza l’intelligenza artificiale, al di là dei discorsi confusi che le girano intorno e delle sempiterne litanie sulla fine del lavoro, sui vantati progressi della medicina o sull’ottimizzazione ormai quasi totale del funzionamento delle aziende, è l’estensione di una “sistematica”, o scienza della classificazione e delle relazioni, destinata a essere applicata a tutti gli ambiti della vita umana.

Ogni enunciazione automatizzata della verità è così destinata a produrre “l’evento”, a far scattare un’azione, principalmente a scopi commerciali o utilitaristici, procedendo a una sorta di stimolazione artificiale e ininterrotta del reale. Prendiamo il caso di uno specchio connesso al web: la sua funzione non è solo quella di riflettere ad esempio l’immagine di un individuo, ma anche di raccogliere i dati relativi al suo volto e al suo corpo, per suggerire i prodotti o i servizi ritenuti più appropriati in funzione dell’analisi avanzata, e più o meno affidabile, del suo stato fisiologico e persino psicologico.

La presenza preponderante del digitale si pone dunque come un’istanza di orientamento dei comportamenti, destinata a offrire, attimo per attimo, i modelli di esistenza individuale e collettiva considerati i migliori applicabili; e ciò avviene quasi impercettibilmente, con fluidità, tanto da dare la sensazione di un nuovo ordine naturale delle cose. Ecco perché il tecnoliberismo ha fatto delle tecnologie dell’aletheia il suo principale cavallo di battaglia; in esse ha visto la realizzazione delle sue ambizioni egemoniche, grazie all’insorgere di una “mano invisibile automatizzata”, in un mondo retto dal regime della retroazione, del feedback: una “data-driven society”, dove ogni manifestazione del reale si trova a essere assoggettata a una serie di operazioni in vista di prendere di volta in volta la giusta direzione, seguendo criteri puntualmente definiti. In altri termini, un progetto continuamente teso sia a evitare qualunque forma di inerzia sia a perseguire il profitto in ogni cosa, nato dalla fantasia di matematici, ingegneri e ricercatori – gli ideatori della cibernetica – allo scopo di lottare contro il male supremo, l’entropia, e messo in atto oggi, dopo mezzo secolo, non più al solo scopo di correggere forme di disordine, ma anche con l’obiettivo di trarre vantaggio dalla interpretazione robotizzata di qualunque circostanza.

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<p>Un estratto dal nuovo libro dello scrittore e filosofo francese, edito da Luiss University Press</p>
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