Luiss Open: Il ruolo dell’uomo nell’era digitale, guida filosofica alla conservazione umana

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Categoria News
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image-12 Mar 2020 - 11:46am

Le grandi scoperte scientifiche e l’avanzamento tecnologico sono spesso accompagnati, nella storia del genere umano, da una sensazione di ineluttabilità, dalla convinzione che nulla sarà come prima e da un certo timore per l’imminente cambiamento. Non a caso è frequente l’impiego del termine “rivoluzione” per definire questi eventi: si pensi  alla rivoluzione scientifica, a quella industriale e, venendo a tempi più recenti, alla rivoluzione digitale.
L’inquietudine connessa a rivolgimenti di tal sorta si ritrova sublimata in forma artistica e nel mito. È il caso ad esempio dello sventurato Prometeo, condannato a un orrendo supplizio da Zeus per aver fatto scoprire il fuoco agli uomini: egli fu incatenato a una rupe e ogni giorno un’aquila gli divorava il fegato, che prodigiosamente ricresceva sempre, affinché la tortura potesse ricominciare.
Se il mondo antico sembra presentare una certa avversione nei confronti dell’innovazione, quando non aperta ostilità, la storia delle idee ci insegna che il progresso – non solo conoscitivo, nel senso di ampliamento delle conoscenze, ma anche sociale ed etico, relativo all’organizzazione della società e ai modi del comportamento morale – è stato nel corso dei secoli ampiamente riconosciuto e celebrato, tanto da assumere una dimensione programmatica nell’Illuminismo, come espresso da Immanuel Kant nella ben nota risposta alla domanda “che cos’è l’Illuminismo?” (1784): “È l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso […]. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo è il motto dell’Illuminismo”.

La diversità di approcci nei confronti del progresso si è mantenuta sino ai giorni nostri, con i grandi cambiamenti dell’epoca digitale che vengono ora salutati come conquiste straordinarie, ora denunciati come la fine del dominio umano sul mondo e l’inizio di quello delle macchine. Il presente volume di Nicholas Agar serve da guida per orientarsi nel dibattito sul tema, per capire in cosa consista la cosiddetta “Rivoluzione digitale”, come vada collocata nella prospettiva di lungo corso della storia dell’umanità e per conoscere più da vicino le intelligenze artificiali e il valore dei dati, da molti osservatori ritenuti la più grande risorsa dell’immediato futuro, in grado di alterare gli equilibri di forza globali e stravolgere la distribuzione di ricchezze. Quello che abbiamo tra le mani non è pero un semplice manuale ma una guida “filosofica”, volta a problematizzare più che a offrire semplici soluzioni, attraverso l’esercizio di una ragione critica che mette in dubbio le certezze acquisite e i pregiudizi e formula una valutazione analitica delle trasformazioni sociali in atto. È un libro che non semplifica, ma anzi complica le cose per condurre il lettore lungo una consapevole riflessione su tematiche di grande attualità. Secondo Agar (professore di etica alla Victoria University di Wellington), tale compito caratterizza l’attività dei filosofi, che egli descrive come “generalisti accademici”, cioè persone con le “competenze intellettuali necessarie a integrare […] informazioni di tipo diverso in un approccio coerente alle trasformazioni sociali”. Il bisogno di figure professionali di questo tipo, in grado di abbinare a una solida preparazione specialistica la capacità di muoversi trasversalmente, dialogando con esperti di diversi settori e facendo interagire le loro competenze, è crescente non solo in ambito filosofico, ma anche in quello manageriale, economico, giuridico, politico.

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<p>La riflessione del Rettore Luiss Andrea Prencipe sull'inquietudine della rivoluzione digitale&nbsp;</p>
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