In dieci anni l’apporto delle multinazionali all’economia italiana ha registrato un netto aumento. Infatti, nel periodo 2009-2019 il numero dei loro occupati è cresciuto del 23,6% (+289 mila addetti), raggiugendo 1,5 milioni di dipendenti nel 2019, a fronte di una perdita complessiva di circa 176 mila unità registrata dal nostro Paese nello stesso arco temporale. In aumento anche il valore aggiunto generato da queste realtà: con +55 miliardi di euro è passato a 134 miliardi di euro, una cifra che corrisponde a quasi il 30% dell’incremento del valore aggiunto sul totale della quota paese. Ma anche il loro fatturato è cresciuto sensibilmente, passando nel 2019 a 624 miliardi di euro: un aumento del 40,4% che rappresenta il 31% dell’incremento totale del fatturato delle imprese residenti. Molto rilevante risulta anche il loro contributo per R&S che, con 4,3 miliardi di euro nel 2019, rappresenta il 26% del totale della ricerca privata realizzata in Italia e imprime un forte impulso all’innovazione.
Sono questi i dati del rapporto “Le imprese estere in Italia e i nuovi paradigmi della competitività”, realizzato dall’Osservatorio Imprese Estere di Confindustria e LUISS, il primo a fornire un quadro completo delle multinazionali in Italia, con un’analisi del loro peso sull’economia italiana, le loro caratteristiche strutturali, il posizionamento all’interno delle catene globali del valore e la loro sensibilità sui temi inerenti alla sostenibilità ambientale.
Dall’analisi emerge come attraverso modelli organizzativi improntati alla gestione manageriale, una corporate governance snella ed efficiente, le grandi dimensioni e l’appartenenza alle catene del valore globali, le multinazionali estere riescano a reagire in maniera più tempestiva alle nuove sfide. Infatti, queste realtà si sono dimostrate particolarmente resilienti rispetto alla crisi pandemica, durante la quale hanno addirittura aumentato la quota di investimenti immateriali.
Dal Rapporto risulta inoltre che i profili delle multinazionali estere presenti in Italia sono coerenti con il nuovo paradigma economico, che coniuga crescita, sviluppo sociale e attenzione all’ambiente. Obiettivi ben integrati nelle loro strategie di business e di tutte le funzioni aziendali, che portano le imprese estere a svolgere anche un’importante funzione di traino per le PMI e i territori in cui operano. Le realtà a capitale estero risultano infine particolarmente inclini all’adozione di azioni e comportamenti improntati alla sostenibilità ambientale, determinando un livello di impatto di quasi l’8% in più rispetto alle altre imprese.
“Le multinazionali, spesso a capo di filiere, sono realtà fortemente integrate sia nella nostra struttura produttive, che nel contesto istituzionale e territoriale in cui operano e sono assolutamente organiche alla vocazione industriale nazionale”. Così Barbara Beltrame Giacomello, vicepresidente per l’Internazionalizzazione e presidente del gruppo tecnico Investitori Esteri di Confindustria. “Le catene globali del valore sono messe a dura prova dai rincari energetici, dalla difficoltà di reperimento e approvvigionamento di materie prime e da criticità logistiche. Questo porterà ad un ripensamento delle stesse catene del valore globali in cui l’Italia, con un approccio di sistema in cui la filiera diventa la cinghia di trasmissione tra imprese domestiche e a capitale estero, potrebbe cogliere importanti opportunità”.
"Innovazione, resilienza, alta produttività, focus sulla sostenibilità e spiccata propensione ad investire in ricerca e sviluppo e in capitale umano: i punti di forza delle aziende internazionali in Italia, fotografate dal Rapporto dell’Osservatorio Imprese Estere, raccontano un ecosistema che dà un contributo fondamentale alla crescita economica del Paese” ha sottolineato il presidente della Luiss Vincenzo Boccia, proseguendo: “Oggi più che mai, la Ricerca ha un ruolo centrale per analizzare la complessità di trend e fenomeni della nostra società, comprendendone punti di forza e criticità e proponendo strategie e soluzioni che possano avere un impatto positivo per accelerare sviluppo e competitività della nostra economia”.