Agli inizi degli anni '90 erano già molti i servizi online offerti dai diversi provider. I miglioramenti delle interfacce grafiche sui personal computer (Apple e Microsoft Windows in primis) resero più semplice l'interazione e l'utilizzo dei PC, favorendone la diffusione. Aumentarono anche il numero di connessioni da parte dei privati, grazie all'utilizzo del "modem" che permetteva di utilizzare la linea telefonica per connettersi ad Internet.
In quegli anni si potevano trovare diversi servizi online, dalle chat ai forum di discussione, dai giornali all'accesso in tempo reale agli andamenti del mercato e della borsa, sino ai giochi online. Per ognuno di questi servizi vi era una applicazione ad hoc, specifica per il servizio e diversa per ogni sistema operativo (ad esempio MS Windows o Apple) che agevolava l'interazione con gli utenti favorendone così la diffusione. Interazione ulteriormente agevolata dal passaggio all'utilizzo delle tariffe mensili che presero velocemente il posto di quelle orarie (percepita come davvero poco convenienti, soprattutto se si pensa che la velocità di navigazione all'epoca era di gran lunga al di sotto di quella che oggi percepiamo come "connessione lenta").
Nonostante le grandi potenzialità di Internet, era difficile orientarsi all'interno della rete. Era come essere in una giungla senza una bussola e una mappa. In uno scenario in cui sia i servizi che le applicazioni di rete aumentavano, si iniziava a sentire sempre più forte il bisogno di qualcosa che unisse e sistematizzasse l'esistente in rete, un bisogno simile a quello che portò poi all'integrazione di tutte le reti attraverso la creazione di un protocollo comune. Mentre però in quel caso il bisogno di uno standard riguardava l’infrastruttura di rete, la necessità forte ora era quella di avere uno standard comune per le interazioni, per l'integrazione delle varie informazioni e relative fonti, così come per l'erogazione di servizi. La soluzione non tardò ad arrivare.
In quel periodo, Tim Berners-Lee lavorava presso il CERN e stava cercando il modo migliore per documentare le connessioni tra gli oltre diecimila ricercatori, con i loro progetti e i loro sistemi informatici. Sia i computer che le persone parlavano lingue differenti e questo portava a creare collegamenti ad hoc sempre diversi tra oggetti e soggetti. Berners-Lee doveva tenerne traccia e decise così di progettare una applicazione che lo aiutasse in questo arduo compito.
Il brano proposto è un estratto dal libro "Internet of Things. Persone, organizzazioni e società 4.0" di Stefano Za, in uscita per LUISS University Press.