La postmodernità costringe a misurarsi con la complessità di molti dei processi di cambiamento in corso. Complessità vuol dire disponibilità a pensare e ad agire secondo una logica in cui il tutto è diverso dalle parti che lo compongono e in cui l'interconnessione fra sistemi diventa paradigma dominante, attraverso il quale interpretare molte delle trasformazioni in atto. Nel metodo e nel merito è questo l'approccio più appropriato per comprendere le differenti dinamiche relazionali innescate a metà strada fra la tecnologia e l'essere umano, al fine di intercettare le risposte più adeguate rispetto ad esigenze di flessibilità e di adattamento del mondo della formazione, del lavoro, dell'impresa e più in generale della società. La LUISS, impegnata con determinazione in questa sfida, sollecita e promuove una riflessione pubblica sulle caratteristiche ontologiche e fenomenologiche dell'umanesimo digitale. E lo fa con un format, ad uso prevalente dei pubblici delle proprie piattaforme social e di quelle dei propri stakeholder, denominato "Umanesimo Digitale – Dialoghi sulle Professioni del Futuro".
Anzitutto una domanda: perché "umanesimo digitale"? Cominciamo con il dare una risposta al primo segmento dell'interrogativo: perché "umanesimo"? Parlare di umanesimo significa attingere al portato semantico di una parola che invoca capacità interdisciplinare e ambizione programmatica, sotto molteplici punti di vista. Quando ci si riferisce ad un modello che mette al centro la persona in quanto io sociale e non l'individuo in quanto soggetto ripiegato in se stesso, diventa indispensabile una riflessione intorno a due categorie essenziali nella definizione dei processi di globalizzazione e digitalizzazione: la categoria dello spazio e quella del tempo. In entrambe le categorie, destinate ad intrecciarsi con continuità e regolarità, si avverte l'esigenza della centralità dell'uomo in quanto attore principale dell'esito della propria vicenda esistenziale e in quanto artefice del proprio destino, attraverso il compimento di una sequenza che preveda scelte e decisioni in linea con parametri antropologici e non e, quindi, profondamente legati all'equilibrio dinamico esistente fra "natura" e "cultura". Un dualismo quest'ultimo della cui integrazione a maggior ragione si ripropone l'urgenza, assistendo tutti noi a forme di indebolimento delle relazioni sociali e di chiusura dell'essere umano nel ristretto perimetro dell'ecosistema individuale, ovvero del processo soggettivo ed autonomo di autodeterminazione. L'uomo è stato l'autore delle innovazioni tecnologiche alla base delle più importanti rivoluzioni industriali: è stato inventore ed innovatore. E la sfida è stata quella di provare ad esserlo, rimanendo se stesso. La sua centralità va garantita con fermezza anche (soprattutto?) in questa fase di rivoluzione digitale.